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Ma cosa ti sei messa in testa?
Trendcrossing
22 Febbraio 2018
A voi quante volte hanno fatto questa domanda? A me piuttosto spesso, sia in senso metaforico che in senso letterale…Credo che l’obiettivo di chi me la pone sia sottolineare sia la mia predisposizione ai voli pindarici, che la mia passione per i cappelli…
I cappelli non sono per tutti, devi essere naturalmente predisposto ad indossarli con disinvoltura, ma soprattutto devi decidere se sposare uno stile (e in questo caso il cappello potrebbe diventare la tua firma personale) o sperimentare forme diverse…

Le icone di stile spesso si fanno ambasciatrici di un modello particolare di cappello…basti pensare al Borsalino di Marlene Dietrich o al turbante di Greta Garbo. Altre invece hanno indossato di tutto, senza per questo perdere in stile e personalità…

Icone di stile che hanno sperimentato diversi tipi di cappelli
Da sinistra a destra: Catherine Deneueve, Jean Seberg, Brigitte Bardot, Audrey Hepburn
Io ovviamente mi colloco a pieno titolo nel secondo gruppo, quello degli sperimentatori, quelli che vivono sull’eterna altalena dello “stai bene-stai male”, continuando, malgrado oneri e onori a dondolare felici…
“Il cappello è un accessorio capace come pochi altri di dare personalità ad un outfit, anche il più anonimo e banale”
A mio avviso uno stile si crea o a partire dalla testa o a partire dai piedi. Gli accessori che stanno a queste due estremità, sono gli interruttori che “accendono” tutto quello che sta in mezzo.
Il cappello in primis perché incornicia il viso e quindi è la prima cosa che tutti notano, mentre far cadere gli occhi sui piedi altrui rappresenta una deformazione del tutto femminile. Il cappello dice tutto e subito, senza usare mezzi termini. Sei romantica, sbarazzina, drammatica, seriosa…è come la segnaletica stradale: ti mette in guardia su quello che ti trovi davanti.
In quanto amante del metodo empirico, io ho provato un po’ di tutto: dal basco (il mio modello preferito), al gatsby, al cappello da ferroviere, al più classico dei berretti, passando per la fascia peluchosa. Unica costante: la ricerca di un mood divertente e sbarazzino che rispecchia la mia personalità. La mia golden age di riferimento? I fine Sessanta-inizi Settanta, per me un’infinita fonte di ispirazione!
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